Chapter 1:
Nights spirits
Avete mai avuto quel senso di inadeguatezza? Come se a un tratto della vostra vita vi fermaste a chiedervi “cosa ne sto facendo della mia vita?” o magari “per cosa sto andando avanti?”. Io sì. Mi chiamo Tsukimori (月城) Natsuki (夏月) frequento il liceo Kitahama e sono al secondo anno. Pensavo che una volta al liceo la mia vita potesse cambiare in qualche modo. Invece tutto è rimasto uguale. C’è da dire che sono sempre stato timido, quindi una storia d’amore per me è impossibile. Per quanto riguarda le amicizie, zero. Ho sempre invidiato chi era capace di farsi amici anche solo con la presenza, ma allo stesso tempo stavo bene anche così, poiché per me l’amicizia non va cercata ma trovata. Quindi mi ritrovo a vivere ogni giorno la stessa storia. Casa, scuola, di nuovo casa, compiti, poi dormire. La vita per me è diventata il semplice atto di respirare. Quando vedo gli altri divertirsi tra amici, o qualche coppietta molto affiatata mi viene da pensare “se solo fossi meno timido magari anche io potrei vivere così”. Ma sotto sotto, nemmeno quello mi basta. Non saprei nemmeno io come descriverlo, ma vorrei che la mia vita cambiasse radicalmente. E non penso che avere degli amici potrebbe cambiare poi molto. Alle medie avevo un amico ma ormai non lo vedo da molto. Ora che ci penso c’era una ragazza che abitava vicino a me prima di trasferirmi, penso fossimo abbastanza amici. Ora anche se ci siamo ritrovati nella stessa scuola e stessa classe, ci parliamo di rado. Lei si è fatta molti amici a differenza mia. Ma non penso che ai tempi fosse molto diverso da ora. Sempre le stesse giornate noiose. Di rado però capita che mio zio mi chieda di passare una giornata da lui in azienda. Effettivamente anche oggi devo passare da lui. Sinceramente non mi va di andare ma attualmente è l’unico parente che mi è rimasto. E questi sono i pochi momenti in cui possiamo vederci.
- “Oddio mi conviene sbrigarmi. Il treno sta per partire. Se faccio tardi lo zio si arrabbierà di nuovo. Eppure, sono partito in orario.”
Eccomi qua, sono arrivato in tempo. Certo che questo palazzo ogni volta che lo vedo fa una certa impressione. Ci sono circa ottanta piani e il palazzo e ricoperto interamente da vetrate, anche se dall’esterno non si vede niente. E tutto questo appartiene a mio zio. Sì, è inspiegabilmente ricco, ed è a capo di tutti gli uffici di questo palazzo, anche se non ho ben capito di cosa si occupa precisamente.
- “Meglio se entro o mio zio si arrabbia per davvero.”
- Bongiorno signora Tamako, sono qui per mio zio. Spero di non essere in ritardo. - salutai con gentilezza la signora che sta alla reception. Possiamo dire che lei è il braccio destro di mio zio. È molto affidabile, gentile ed è molto competente nel suo lavoro, o così dice mio zio. Non mi stupirebbe se loro due stessero insieme.
- Buongiorno a lei signorino Natsuki. - mi rispose con un sorriso. - Suo zio l’aspetta al sessantesimo piano.
- Oggi c’è qualcosa di diverso, non ci sono troppe guardie? - le chiesi incuriosito. Effettivamente c’era un viavai di gente. Di solito era tutto tranquillo. Ma oggi c’era qualcosa di diverso. Avvertivo una strana sensazione. Poi perché proprio al sessantesimo piano? Non mi ha mai fatto entrare li. Mi era vietato. E poi cerano persone che non avevo mai visto prima.
- Il fatto è che oggi arriverà una persona importante. È tutto quello che mi è permesso dire. Comunque, deve sbrigarsi o farà tardi. Prenda il secondo ascensore in fondo al corridoio.
- Va bene, grazie del suo supporto. - la ringraziai e andai verso l’ascensore. Ora che ci penso, c’è sempre stato un ascensore qui? È la prima volta che lo vedo. E poi pensandoci meglio tra il cinquantanovesimo e il sessantunesimo piano dell’ascensore non c’è il sessanta. Comunque, rimuginarci sopra non serve a niente, così entrai nell’ascensore. A mia sorpresa c’era solo un pulsante, quello del sessantesimo piano.
Uscito dall’ascensore c’era un’aria strana. Le luci erano soffuse, si riusciva a malapena vedere dove si cammina. Cera un lungo corridoio, ed una sola porta alla fine di esso. Bussai alla porta prima di entrare.
- Oh, Natsuki sei tu, entra. - lo zio non cambia mai sempre a parlare in quel modo autoritario. Entrato nella stanza mi accorsi che non c’erano finestre, ma c’era comunque una luce abbagliante, sembrava che il sole fosse lì dentro. C'era una scrivania grande, e alcuni banchi, come se fossimo a scuola. Le pareti erano bianche e in un angolo c’era solo una porta chiusa. - Natsuki, siediti – lo zio oggi e più silenzioso del solito. Anche se non cambiava molto, abbiamo studiato come sempre, anche se il posto era cambiato, il resto era come al solito, o così pensavo, finché non si erano fatte le sei, ed era per me il tempo di tornare. Invece lo zio mi fece rimanere ancora.
- Se non vado ora perderò l’ultimo treno, ti rendi conto?
- Non ti preoccupare di questo, più tardi ti faccio accompagnare, piuttosto compilami questi moduli. Voglio capire se te la caverai quando sarai a capo dell’agenzia. - era la prima volta che lo sentivo parlare così. Aveva un tono sorprendentemente gentile. Aspetta cosa? Io, capo dell’agenzia? Non mi aveva mai accennato a una cosa del genere. Si sono suo nipote ma ci saranno persone più appropriate per fare questo lavoro.
- Zio, ma di cosa stai parlando? È la prima volta che me lo dici. Perché io? Pensavo che toccasse ad altri ereditare la tua agenzia. Come per esempio un futuro figlio? - “poi non abbiamo un legame così speciale da meritarmelo” dissi fra me e me.
- Ovvio che sarai tu a prendere le redini del mio lavoro. Perché pensi che ti abbia fatto studiare tutte quelle nozioni ogni volta che venivi qui? Ora compila il modulo! - il suo tono era tornato quello di sempre. Non mi ha dato una risposta chiara, come se volesse guadagnare tempo. Sentivo come se questa giornata avrebbe presso una brutta piega. Intanto mi concentrai su quello che dovevo fare. In ogni caso lo zio non avrebbe risposto se gli avessi fatto altre domande, lo conosco.
- “Vediamo di cosa si tratta. Non dovrebbe essere troppo difficile. Ma, questi sono... dei documenti di immatricolazione? Dovrei compilare i moduli di iscrizione per il liceo Kitahama Lo zio mi ha detto che dovrei compilare i dati di una certa Nanasaki(七咲) Shiori(紫織). Mi ha mostrato i suoi schedari e poi si è seduto alla scrivania, restando in silenzio e senza muoversi. Sembrava che fosse solo un modo per mettermi alla prova ma allo stesso tempo non ne ero così convinto.
- Bene ho finito, zio. Manca solo il timbro e la firma.
- E allora che aspetti a metterli? Ti ho lasciato il timbro lì sul banco.
C'era qualcosa di strano in lui, sembrava turbato per qualcosa. Era lì seduto sula sedia, sbattendo il piede a terra e borbottando qualcosa tra sé e sé. All'improvviso mi sale un brivido sulla schiena. Iniziai a sentire come se qualcosa di brutto stesse per accadere. Insomma, un brutto presentimento. All'improvviso lo zio si alzò e prese i documenti. Poi una porta si aprì.
- Finalmente! Esclamò lo zio.
Da quella porta uscirono due persone incappucciate, vestite di nero. Avevano un mantello che le coprivano e, guardando meglio vidi che c’era un’altra persona dietro di loro, vestita allo stesso modo. Penso che avesse la mia stessa età. Differenza degli altri due indossava anche un berretto da cui dedussi che fosse un ragazzo. Mentre gli altri due penso che fossero un uomo e una donna più o meno della stessa età dello zio. Ci fu un attimo di silenzio, poi sentì mio zio parlare.
- Perché ci avete messo così tanto? Bé non importa, non c’è tempo.
Poi lo zio mi afferrò per le spalle e guardandomi dritto negli occhi mi disse: “Natsuki so che è tutto improvviso ma devi stare a sentirmi. Non c’è molto tempo quindi sarò breve. Ho bisogno che porti queste persone dalla nonna Chiyo. Lì saranno al sicuro per un po'. Sotto c’è una macchina che vi aspetta. Sbrigati, non c’è tempo”. Poi mi indicò una porta che sembrava fosse un ascensore. Mi fece salire e, mentre le porte si chiudevano vidi delle persone armate che fecero irruzione nella stanza. Le porte dell’ascensore dovevano essere fatte dello stesso materiale che usano i poliziotti per interrogare le persone, perché prima che l’ascensore partisse vidi tutta la scena. Lo zio veniva preso da quegli uomini e ammanettato.
- Zio, zio. Urlai disperatamente senza esito crollando sulle ginocchia. Ero confuso e spaventato. “che sta succedendo?” chiesi con voce tremolante.
- Non ti preoccupare, tuo zio stara bene finché noi resteremo nascosti. Disse l’uomo con voce compassionevole.
- Chi siete? Cosa sta succedendo? E perché..., la mia voce si affievoliva, non riuscivo più a parlare. Faticavo anche a respirare. Poi il ragazzo che era con loro mi strinse la mano come per dire di tranquillizzarmi. Non disse niente, pero quel gesto mi fecce stranamente tranquillizzare. Poi quell’uomo parlò.
- Non possiamo dirti molto per ora. Potremmo parlare con tranquillità più avanti.
Finalmente l’ascensore si fermò. Non eravamo al piano terra ma nel parcheggio del seminterrato. C'era una macchina di colore scuro davanti all’uscita. Era in moto ma dentro non c’era nessuno.
- Com’è possibile? Qualcuno mi vuole spiegare che sta succedendo? chiesi invano.
- Sai guidare? Mi chiese l’uomo.
- Lo zio me ne ha insegnato un po’, ma cosa c’entra?
- Bene, a quanto pare dovrai guidare tu, purtroppo sei l’unico al momento che sappia guidare.
- Ma siete impazziti? Vi faccio presente che ho ancora 17 anni. Come potrei farlo? E poi lo zio me l’ha fatta guidare due o tre volte al massimo.
- Siamo in una corsa contro il tempo. Non fare storie ed entra nella macchina. Due o tre guide sono sempre meglio che nessuna non credi?
Mentre mi spingeva dentro la macchina, dal fondo del parcheggio vidi spuntare degli uomini. Sembravano gli stessi uomini che hanno portato via lo zio.
- E va bene, dissi, ma non prendetevela con me se finisce male intessi?
Schiacciai l’acceleratore e partimmo ma quegli uomini ci stavano correndo dietro, non che potessero stare al passo ma erano comunque armati. Avevo il cuore in gola e la tensione al massimo. Poi uscimmo dal parcheggio. Notai che fuori era già buio. Non pensavo che fosse passato così tanto tempo. Poi il piccolo schermo che c’era nella macchina s’illuminò. C'era un video dello zio.
- So che sarai confuso e spaventato, ma cerca di sopportare. Non ti preoccupare per me io starò bene. Ho registrato questo video perché so che non avrei avuto il tempo di dirti tutto quello che devi fare. Per prima cosa ti ricordi la strada per arrivare dalla nonna? Bene dimenticala. Ciò che devi ricordare è il passaggio segreto che ti ho mostrato l’altra volta che siamo andati a trovarla. Dovrai prendere quella strada. E camminate sempre nelle zone più buie. Una volta raggiunta la foresta sarete al sicuro. Ci dovrebbe essere un’autista ma nel casso non fosse lì e la macchina la stai portando tu, ricordati ciò che ti ho insegnato e sii prudente. Mi raccomando. Prima che mi dimentichi, quelle tre persone sono delle persone speciali e per il momento si devono nascondere. Dave è un mio grandissimo amico quindi spero che mi capirai. Al resto te lo spiegherà lui più tardi.
Dopo aver detto ciò, la registrazione si interruppe. Ma non ebbi molto tempo per pensarci poiché mi accorsi che delle macchine ci stavano inseguendo.
- Che si fa adesso? Avete qualche idea? Penso che stiano seguendo noi. Per iniziate, tutto ciò mi sembra talmente assurdo da non crederci.
- So che è difficile crederci ma per ora fidati... è tutto reale.
Nella notte buia e deserta le uniche entità presenti eravamo noi, noi che correvamo e le luci dietro di noi che apparivano come degli occhi. Occhi di leone pronti ad azzannarci. Più mi voltavo più la mia tensione saliva. Consapevole del fatto che se non avessi fatto nulla poteva finire veramente male. E io di certo non potrei reggere per molto. D'altronde non so nemmeno guidare bene.
- Insomma, dissi disperato, se non facciamo nulla finirà male. Non posso di certo prendere quella strada se ci sono loro dietro. Dobbiamo trovare un modo per seminarli.
Dave con tutta la calma del mondo, sinceramente in questa situazione non so nemmeno io come una persona può restare così calma, disse:
- Non preoccuparti per questo. Ho un'idea. Prendi la prossima a destra. Chris pensaci tu non appena ti do il segnale. - disse poi rivolgendosi al ragazzo.
Ormai ero arrivato quasi al limite. Le mani mi tremavano. Avevo gli occhi annebbiati, e le luci dietro di noi si facevano sempre più vicine.
- Non reggerò per molto, tutta questa situazione. - non riuscivo più nemmeno a parlare come si deve. Ero terrorizzato.
- Fidati di me. - disse Dave – la prossima a destra prendi quella strada e cerca un posto per fermarti. Cecheremmo di farci e perdere le nostre tracce.
Cio che successe in seguito si susegui in un attimo... Girai a destra e mi fermai davanti a dei bidoni messi di lato.
- Chris adesso! - Disse Dave. Nemmeno finì di dire tali parole che una luce verdastra circondava prima Chris poi l’intera macchina. Di seguito anche le macchine che ci davano la caccia si fecero vive. Quando pesai che tutto era finito e chissà cosa ci avrebbero fatto passarono dritto come se non ci avessero visto.
- Cos’è successo? - chiesi senza avere una risposta. Ciò che è chiaro che prima o poi avrei dovuto avere una risposta. Spero il prima possibile.
Con li inseguitori seminati, presi fiato e mi calmai. Presi il vecchio sentiero che mi disse lo zio e stranamente era tutto tranquillo. Troppo tranquillo. In quel boschetto sembrava fossimo solo noi. Nessun altro essere vivente. Finalmente dopo tanta agonia giungemmo alla casa della nonna Chiyo. Non che fosse mia nonna ma ormai tutti la chiamavamo così.
- Nonna Chiyo... - gridai invano. Ma non c’era. La sua casa era deserta. Una piccola candela accesa davanti alla porta segno che dovevamo entrare. La nonna era qui quantomeno fino a qualche minuto prima che noi arrivassimo qui. Aveva preparato tutto per il nostro arrivo. C’era anche la cena pronta. Ancora calda come se fosse appena mesa a tavola. Era tutto preparato per il nostro arrivo ma della nonna Chiyo nemmeno l’ombra.
- Basta... mi avete stufato. Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo? E perché la nonna Chiyo non c’è?
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